Caravaggio e i discepoli di Emmaus

Un mesetto fa sono andato a vedere, per il bicentenario della pinacoteca di Brera, la mostra su Caravaggio dove c’erano esposti 4 quadri:
– Concerto
– Ragazzo con canestro di frutta
– Cena in Emmaus (di Londra)
– Cena in Emmuas (della pinacoteca)

Avevo proprio voglia di vedere il confronto tra queste due opere per capire, dal vero e non da immagini, il motivo di questa doppia rappresentazione dello stesso soggetto. Oltretutto avevo visto pochi mesi prima, a Palazzo Marino, la Conversione di San Paolo che mi era davvero piaciuta per la sua bellezza dove i chiaroscuri rendevano la scena molto "attraente" nei diversi particolari. L’unica limitazione, come per la visita di Palazzo Marino, è la permanenza nella sala per poco tempo per dare modo a tutti di visionare le tele.

Ma veniamo alla impressioni.
Subito si nota la luminosità, i colori accessi, i ricchi particolari e i visi dei personaggi.
Nella prima cena, quella che normalmente è esposta a Londra, tutto risulta ben in luce, con una tavola ricca, di abbondante cibo, con una tovaglia dal pizzo ricamato, i visi illuminati e ben in salute, la profondità della sala con le ombre sul muro in secondo piano… insomma un ottimo quadro ricco di particolari, luminoso con coloro accessi e una prospettiva bene studiata.
Da notare anche la conchiglia del pellegrino sul petto del discepolo a destra che ne indica già la "missione" oppure messa si su richiesta del commissionante.

Cena di Emmaus (Londra)


Ora passiamo al secondo quadro, dipinto 4 anni più tardi, in una fase dove Caravaggio, secondo me, era stato affascinato e avevo preso coscienza con la sua spiritualità.
Sicuramente l’immagine del dipinto non rende come vederlo dal vero perché si perdono dei particolari che l’immagine, quasi "sbiadita", con i colori tenui dissolve nel contesto del dipinto. Inoltre si nota la fonte luminosa che illumina i visi, laterale e non centrale come l’altro dipinto, la tavola che riproduce fedelmente l’ultima cena, con solo pane e vino, l’espressione stupita dei discepoli nel momento che Gesù si rivela a loro nello spezzare il pane, oltre alla mancanza di prospettiva e alla figura femminile non presente precedentemente.
Devo ammettere che è molto più suggestivo perché ti lascia quasi assorto in questo crepuscolo che mette in evidenza le espressioni e non più il contorno.
Per ultimo vi indico una cosa che da immagine non si può notare: il nero dello sfondo è "brillantinoso" dato che era stato mischiato, al nero stesso, della polvere di vetro che rende, a secondo di dove si pone l’osservatore, riflette la luce rendendolo meno pesante di quello che sembra, oserei dire una trovata geniale di Caravaggio. 

Cena di Emmaus (Milano)

16 commenti

  1. Caravaggio è il mio mito, l’artista che adoro in assoluto. Sua è la genialità, il colore inconfondibile, il tratto. Magnifico e unico. Grandioso.
    ps:con questo post hai sfondato una porta aperta. Guarderei per ore le sue opere. Bacio a te e a Caravaggio*

  2. Molto interessante questo post, Marinz, in cui hai evidenziato benissimo sia le caratteristiche della pittura del Caravaggio sia le differenze sostanziali tra i due quadri.
    Anche a me piace di più il secondo, più intenso, più asciutto, meno “barocco”, ma – naturalmente – entrambi sono dei veri capolavori!

  3. Caravaggio è semplicemente sorprendente. Ho avuto la grazia di poter vedere dal vero quattro delle sue opere e ognuna mi ha lasciato una vibrazione diversa nell’animo.
    Stupendo

    Non è il mio artista preferito in assoluto ma ciò non toglie che sia davvero straordinario

  4. preferisco il secondo… i colori tenui e sbiaditi mi comunicano un senso di serenità… i chiroscuri del primo invece sembrano attirarmi verso le ombre…

    :-) un sorriso e un abbraccio,
    g.

  5. grazie davvero, per questo post bellissimo non ci sono commenti ma solo da rimirare e meditare.

    adoro caravaggio, il suo genio e la sua luce mi hanno affascinato da sempre. sopratutto il quadro della chiamata di Matteo.

  6. Caro Marinz, hai scelto Caravaggio, l’ultimo grande interprete del proprio tempo, uomo anticonformista nella ricerca di un suo percorso interiore e spirituale. Occhi nervosi su un viso segnato dalla vita, incompreso, non alieno allo scandalo, ha solo trentasette anni quando muore sul litorale del Tirreno, consumato da una fine non tragica ma comune. Non muore in un letto ma tra le braccia di quella natura che aveva tanto amato nei suoi aspetti più diversi.
    Nelle sue opere i personaggi sono veri non “belli”, interpretano i caratteri dei rioni poveri, volti divini bellissimi o sfatti dalle avversità del vivere.
    Cena in Emmaus stupenda nelle luci e nelle ombre che ci hai saputo raccontare con passione. Rimango sempre sbalordita nell’osservare il bianco incandescente della tovaglia e la ricca natura morta che accoglie: l’uva nera e l’uva bianca, morte e resurrezione a confronto…
    Splendida scelta Marinz, devo confessare che provo un po’ di invidia per il tuo passaggio a Brera!!! Un caro saluto, Alice

  7. complimenti ancora ad oggi tra tutti quelli visti del grande Maestro non riesco a stabilire quale è il più bello.
    complimenti ancora Marintz

  8. grazie per il commento dettagliato e interessante, le chiedo: secondo lei la sefia che compare nel primo piano e che l'artista non mette nel secondo, può essere intesa come una metafora , vale a dire ha un significato teologico come gli altri oggetti da lei citati?
    grazie

  9. @Utene Anonimo secondo me nel primo quadro la sedia serve per dare prospettiva… è in diagonale, ricca di particolari (stecche ben dettagliate e schienale definito) e potrebbe essere paragonato ad un trono (le altre due figure sedute sembra che siano su dei sgabelli) … purtroppo non so se abbia un significato anche teologico

    Grazie del commento
    Un sorriso :)

  10. Meraviglioso, complimenti per le osservazioni. Mi affascina l'espressione del viso dei discepoli. Io mi ritengo un discepolo di Gesù e ho una fame e un desiderio quando leggo la Scrittura, ogni giorno, di ascoltare il mio Maestro, sono affascinato da Lui. Capisco l'espressione dei volti, perchè è anche la mia spirazione e il mio sforzo quotidiano. Vorrei essere anche io alla sua presenza fisica. Non sono un prete o un religioso, ho moglie e figli, ma sono un vero cristiano, convertitomi a Cristo anni fa.
    Caravaggio ha superato se stesso.

    Giorgio da L'Aquila

  11. Grazie Giorgio.
    Ognuno ha il suo percorso religioso o laico che sia.
    Grazie dei complimenti e buon cammino di ricerca di questa "Sua Presenza" quotidiana… io la trovo nelle diverse realtà e persone che incontro :o)

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